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Palagonia, coniugi uccisi in casaLa polizia ferma un ivoriano

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E’ stato fermato per duplice omicidio il cittadino ivoriano trovato in possesso del telefono cellulare di Vincenzo Solano, ucciso con la moglie in casa a Palagonia.

Si chiama Kamara Mamadou, ha 18 anni, e ad ‘incastrare’ l’extracomunitario, secondo quanto riferito dalla polizia, sono state alcune tracce di sangue trovate sui pantaloni che l’ivoriano indossava.

Dalle indagini della polizia, è emerso anche che per ‘nascondere i suoi pantaloni suoi intrisi di sangue’, Mamadou, ha indossato altri pantaloni, una maglietta e un paio di ciabatte della vittima. Indumenti che sono stati riconosciuti dalla figlia di Vincenzo Solano

Palagonia è una città sgomenta per quanto accaduto in una tranquilla domenica di fine agosto. In una villetta di tre piani in via Palermo, al civico 211, marito e moglie sono stati trovati morti, forse per una rapina finita in tragedia.

Lui, Vincenzo Solano, 68 anni, meccanico per anni impiegato alla Mercedes in Germania è stato trovato morto con una profonda ferita alla gola. Lei, una donna spagnola, nata a Barcellona, due anni più grande del marito, precipitata giù dal balcone del primo piano.

Il ritrovamento dei due corpi senza vita è un giallo, alle porte e alle finestre non ci sono segni di effrazione. 

Le indagini partono dal ritrovamento di un telefono cellulare rubato trovato in possesso di un cittadino della Costa D’Avorio, di 25 anni, ospite del Cara di Mineo. La polizia lo ferma poco prima dell’ingresso della struttura per richiedenti asilo, per alcuni ordinari controlli. In un borsone, l’extracomunitario ha il telefono cellulare, un pc e una videocamera.

Gli investigatori risalgono all’intestatario della scheda telefonica, chiamano la figlia di Vincenzo solano che vive al Nord e vanno in via Palermo. E’ lì che fanno la tragica scoperta.

Dopo il sopralluogo a ‘Villa Solano’, casa che Vincenzo aveva costruito, la polizia scientifica analizza alcune tracce di sangue trovate su alcuni vestiti utilizzati dal cittadino della Costa D’avorio. E’ lui il principale ‘sospettato’, anche se agli investigatori lui dice di ‘avere trovato per terra il telefono cellulare’. Indagini sono ancora in corso con una comparazione tra le tracce trovate e il sangue delle due vittime, oltre all’analisi dei tabulati telefonici del cellulare dell’ivoriano.

Chi conosceva i coniugi Solano-Ibanez parla di una famiglia tranquilla. “Erano brave persone, sempre tranquille. Stamattina alle 9 ho visto arrivare un’auto dei carabinieri e sono sceso”. È il racconto di un vicino di casa della coppia uccisa a Palagonia, che abita nella zona di via Palermo. “Abbiamo saputo che ad uccidere potrebbe essere stato un immigrato – ha continuato di vicino di casa della famiglia Solano – qui da queste parti non è’ mai accaduta una cosa del genere”

Domani, a Palagonia sarà lutto cittadino. “Palagonia è un paese sconvolto da una tragedia di grande rilievo – ha detto il sindaco  Valerio Marletta – Da noi ci sono stati episodio di microcriminalità – osserva il sindaco – ma non ci sono stati segnali che facessero pensare che si potesse arrivare a tanto”. Il sindaco segnala il rischio che l’eventuale coinvolgimento nell’episodio di un extracomunitario “possa fare cambiare qualcosa in paese, visto il clima che c’è già in Italia”.

Palagonia, ricorda, è “sempre stata contraria all’apertura del Cara di Mineo, e proprio per questo il Comune ha ritenuto di non partecipare alla sua gestione”. “Un Centro di accoglienza – sottolinea il sindaco Marletta – con 3-4mila persone è un luogo di disgregazione, che resta estraneo al tessuto sociale, con integrazione zero”.


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