E’ approdato ieri a Palermo il pattugliatore svedese Poseidon con a bordo 571 persone e 52 cadaveri di migranti deceduti nella stiva di un barcone. Secondo le prime testimonianze dei sopravvissuti all’ennesima tragedia i passeggeri sarebbero morti per le ferite riportate, dopo essere stati accoltellati e bastonati per impedire loro di uscire dalla stiva, e per le esalazioni dei gas di scarico del motore.
I superstiti, provenienti da Siria, Sudan, Guinea, Palestina, Pakistan, Iraq, Bangladesh, Tunisia e Marocco, avrebbero raccontato l’orrore di quel viaggio agli operatori dell’Unchr e di Medici senza frontiere, che ieri hanno fornito assistenza psicologica ai migranti.
A quanto pare dopo cinque ore di navigazione, sarebbero sorti alcuni problemi ai motori, ma nella stiva erano state ammassate oltre duecento persone: qualcuno ha riferito che i migranti sarebbero morti asfissiati a causa dei gas di scarico; altri, invece, a causa delle ferite riportate dopo essere stati picchiati selvaggiamente dai trafficanti.
A stabilire la causa dei decessi sarà l’esito delle ispezioni sui cadaveri, delle autopsie e degli esami tossicologici, che saranno eseguite sulle salme dai sanitari dell’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, in collaborazione con la polizia scientifica.
Le salme si trovano nella cella frigorifera di un camion, adesso si dovrà cercare un luogo per procedere alla tumulazione, ma il Comune non ha posti e campi di inumazione per potere garantire una sepoltura alle vittime. In base alla legge, deve essere il Comune dove sono state sbarcate le salme a provvedere. L’amministrazione comunale aveva proposto la cremazione, ma questa ipotesi è stata tuttavia esclusa perché sono ancora in corso le indagini della procura.
foto archivio