Donne e bambini rinchiusi nella stiva senza cibo ne soprattutto acqua e in condizioni di scarsità d’aria tali da rischiare la vita. Tutto ciò per pretendere dagli uomini di famiglia una sorta di riscatto, il pagamento di un sovrapprezzo sul già esoso costo del viaggio della speranza da versare durante la navigazione direttamente agli scafisti per liberare moglie e figli-.
E’ la nuova pratica dei ‘trafficanti di morte’ scoperta dalla Polizia a palermo dopo lo sbarco del 19 agosto nel capoluogo siciliano. Sono sei e tutti di nazionalità egiziana gli scafisti che sono stati arrestati stamani.
I migranti, una volta tratti in salvo e fatti sbarcare a Palermo, hanno raccontato tutto e, oltre a denunciare le responsabilità degli scafisti e descrivere le drammatiche condizioni di salute e di pericolo, durante la traversata, hanno descritto punte di crudeltà e sistemi di ‘ricatto’ fino ad ora raramente toccate dai “mercanti di uomini”.
Tra queste, sembra che durante la navigazione, decine di donne e bambini, terrorizzati, siano stati chiusi a chiave sotto coperta e fatti uscire all’aria aperta soltanto dopo il pagamento di un ulteriore cospicua somma di denaro quale “riscatto”, da parte dei parenti, uomini.
Le manette sono scattate per Mustopha e Mohamed Taysir di 37 e 42 anni, Solah Ahmed di 29 anni; Mohammud Allì di 22 anni, Mohammed Abdella di 24 anni e Ala Mohamed Shafi di 28 anni.
L’imbarcazione stavolta non proveniva dalla Libia ma da Alessandria d’Egitto. Ogni passeggero aveva pagato 2000 dollari più i soldi che sono stati estorti durante il viaggio.
A bordo dell’imbarcazione predisposta per una trentina di persone c’erano, in realtà, 432 migranti fra cui 60 donne e 56 minori. Ad evitare che anche questo viaggio si trasformasse in una tragedia probabilmente è stata la rivolta dei migranti all’imbarco che, compreso come la barca non avrebbe potuto reggere il peso delle ben 550 persone che gli scafisti volevano imbarcare, sono riusciti a ridurre il carico di un centinaio di disperati evitando il peggio
(mav)