“Non rinnego nulla, ho fatto quello che potevo in un contesto, evidentemente, poco edificante”. Affida al Tg 1 il suo pensiero Lucia Borsellino, la figlia di Paolo assassinato dalla mafia, l’assessore alla salute che si è dimessa in aperta polemica con il presidente della Regione e destinataria della grave frase del medico personale di Crocetta, Matteo Tutino secondo le anticipazioni de L’Espresso su una intercettazione telefonica.
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Nell’intervento registrato dal telegiornale della tv di Stato, Borsellino specificando di non volere aggiungere altro si è limitata a dire: “Mi sento profondamente offesa e provo vergogna per loro – ha detto -. Emerge un quadro veramente triste nel quale si comprende il clima nel quale sono stata costretta a lavorare”.
Sulla vicenda interviene anche il Cimo, il sindacato dei medici che in una nota stampa comunica: “Già dal Febbraio 2014 chiedemmo a Lucia Borsellino di fare un passo indietro e di dimettersi per non mischiarsi a certa “malapolitica “ che nulla aveva a che fare con la sua persona ed il suo nome. Le chiedemmo di non permettere il logoramento del sistema sanitario, che faceva comodo a molti insieme ad una delegittimazione anche sua personale. Ancora pochi mesi fa reiterammo tale la richiesta, e ciò perchè ritenevamo che già allora fossero chiare squallide condizioni di contesto nella gestione della Sanità in Sicilia.
La CIMO si appellò alle parole di Paolo Borsellino rispetto all’etica dei comportamenti nell’ambito della cosa pubblica, per terminare con”…una preghiera, ci smentisca, dia un segno di alto valore etico e politico…”
Ritenevamo indecente, ipocrita e contradditorio ciò a cui assistevamo e sentivamo nel mondo della sanità e della politica con la presenza di Lucia Borsellino in questo governo regionale dell’ipocrisia.
Facendo attività sindacale da tanti anni ed avendo interlocuzioni politiche ed istituzionali si può affermare senza tema di smentita che tutti sapevano, ai vari livelli istituzionali e gestionali, dello squallore e dell’illegalità devastante messa in circolo a partire da Villa Sofia con Tutino che è solo l’espressione di un modo di intendere la gestione del potere.
Nelle molte interlocuzioni istituzionali, regionali e periferiche dalla sanità (commissione sanità, assessorato sanità, direzione strategica aziendale di Villa Sofia), nonché informali avemmo modi di sostenere che così continuando Crocetta sarebbe caduto per fatti penali e giudiziari non certo politici. A nessuno interessò porre un freno. Ora che è accaduto l’irreparabile tutti cadono dal pero. Perfino l’ultimo arrivato, il neo assessore alla Sanità Gucciardi che aveva espresso, nell’ottica della spartizione delle poltrone in sanità, il direttore sanitario di Villa Sofia, quel Bavetta che traccheggiava con l’intera direzione aziendale per salvare Tutino, non poteva essere all’oscuro delle cose visto il suo livello istituzionale. Oggi afferma che Tutino è incompatibile. Siamo all’apoteosi dell’ipocrisia politica”.