“Il cedimento del pilone sulla Palermo-Sciacca è l’ennesimo tassello del disastro infrastrutturale del nostro territorio. Eppure non servirebbero opere colossali per impedirlo, ma sarebbe sufficiente occuparsi della manutenzione delle strade e far partire i lavori nei cantieri pubblici”.
A dirlo il segretario generale della Filca Cisl Palermo Trapani, Antonino Cirivello, che aggiunge: “Da anni ripetiamo che il primo antidoto per la devastante crisi del settore delle costruzioni a Palermo e a Trapani sia quello di far ripartire l’edilizia pubblica, con particolare attenzione alle infrastrutture. In questo modo da un lato si darebbe ossigeno al comparto e dall’altro si migliorerebbe la viabilità e di conseguenza la qualità della vita dei cittadini”. “Le istituzioni invece – afferma Cirivello – ignorano quest’emergenza e intervengono solo quando il danno all’economia e
alla collettività è fatto. Ora scatterà la corsa allo scaricabarile fra istituzioni locali, regionali e Anas e si registreranno le solite lacrime di coccodrillo tardive e inopportune”. Servono fatti - conclude Cirivello – non chiacchiere e spot, perché rilanciando l’edilizia si potrebbero finalmente avere strade su cui far transitare persone e merci e si creerebbero diverse centinaia di nuovi posti di lavoro fra diretti e indiretti”
Per l’opposizione all’Ars il primo a parlare è Nello Musumeci “Il Governo regionale dovrebbe pretendere dall’Anas una ricognizione di tutte le strade siciliane di sua competenza. Non è possibile intervenire sempre dopo i crolli e non esercitare una preventiva azione di controllo. L’Anas non può trattarci come fossimo una colonia. Vanno accertate tutte le responsabilità”.
“In Sicilia non passa giorno senza pessime notizie per la viabilità – dice il il deputato siciliano di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto -. Oggi tocca alla Palermo-Sciacca, interrotta a causa di un pilone danneggiato. Inutile continuare a mettere toppe intervenendo solo dopo crolli e cedimenti, alla nostra regione serve urgentemente un piano organico per le infrastrutture. Ma il governo regionale e quello nazionale sembrano decisamente più attenti agli equilibri politici interni che alla stabilità dei viadotti siciliani”.