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Caso Nicole, sospesi 3 medici Procura: “Serviva cesareo d’urgenza”

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Su richiesta della procura etnea, il gip di Catania ha sospeso dalla professione medica per 10 mesi il neonatologo Antonio Di Pasquale, la ginecologa Maria Ausilia Palermo e l’anestesista Giovanni Alessandro Gibiino. 

Sono ritenuti responsabili della morte della piccola Nicole Di Pietro, deceduta poco dopo il parto lo scorso 12 febbraio durante il tragitto in ambulanza perché per lei non c’era posto nelle Utin catanesi e di Siracusa. Ai tre indagati sono stati contestati i reati di omicidio colposo e falso ideologico nella cartella clinica.

La decisione dell’applicazione della misura cautelare interdettiva fa riferimento alla “sussistenza del pericolo concreto e attuale di reiterazione dei delitti” per i quali gli investigatori della Squadra Mobile indagano.

La consulenza tecnica medico-legale deposita il 29 aprile 2015 ha evidenziato a carico dei tre indagati ‘condotte gravemente colpose causalmente incidenti’ sulla morte della piccola Nicole.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, la documentazione medica prodotta dalla Casa Di cura ‘Gibiino’, materiale che è stato sequestrato, è apparsa – scrive la Procura – ‘da subito carente e complessivamente inattendibile con riferimento al decorso del travaglio, alle condizioni di salute della bambina dopo la nascita e alle manovre rianimatorie praticate.

L’ipotesi investigativa iniziale sulla morte della piccola Nicole Di Pietro, avvenuta lo scorso 12 febbraio, è stata confermata dalla procura durante le indagini in base alle valutazioni dei consulenti tecnici, delle dichiarazioni dei testimoni, dall’acquisizione di un video del parto e dall’analisi delle registrazioni delle telecamere di videosorveglianza interne ed esterne della Casa di Cura Gibiino.

Dalle intercettazioni telefoniche - secondo quanto ricostruito dagli investigatori - è emersa ‘l’incompletezza del kit di emergenza neonatale in dotazione alla sala parto, con particolare riferimento alla mancanza degli strumenti necessari per la cateterizzazione del neonato, procedura indispensabile per una corretta rianimazione e stabilizzazione del bambino.

In conferenza stampa è stato il procuratore facente funzioni, Michelangelo Patanè a fare il punto sulle indagini.

“Noi riteniamo che nel momento in cui la bambina ha lasciato la clinica – ha detto Patanè –  non aveva nessuna speranza di sopravvivenza. L’accusa che viene mossa al ginecologo di fiducia e’ che si sarebbe dovuto procede con un part cesareo d’urgenza”. 

“Abbiamo accertato – ha aggiunto Patanè – che è stato compiuto da parte di costoro il reato di omicidio colposo e di falso in atto pubblico. Quanto attestato nella cartella clinica non corrisponde a verità perchè si danno dei dati che contrastano assolutamente con le risultanze della perizia medico legale. Il reato di omicidio colposo – ha concluso il procuratore  Patané – è contestato anche sotto il profilo che uno dei medici non aveva verificato l’esistenza del kit necessario per quanto bisognava fare sulla bambina’’.

“Il numero delle persone iscritte nel registro degli indagati é superiore alle tre persone nei cui confronti sono state emesse le misure interdittive. Vi sono altri indagati per i quali poi, all’esito, si farà uno stralcio’’. 


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