C’è anche il suo nome fra i papabili per un’eventuale grande alleanza per le altrettanto eventuali elezioni regionali, ma Giovanni La Via, europarlamentare del Ppe in quota in Ncd, di ‘guidatori’ per ora non preferisce parlare.
Il presidente della commissione Ambiente a Strasburgo, con la lucidità e l’aplomb tipica dei professori universitari analizza quanto sta accadendo a Palermo e nello specifico la bufera sul caso Crocetta-Tutino.
“E’ un polverone – osserva – che verrà risolto da altri, nel senso che la magistratura ad un certo punto andrà a vedere se le intercettazioni esistono, non esistono, chi le ha fatte, quando le ha fatte. Ma questo non ci riguarda e non ci appassiona nel dibattito politico. La mia critica è politica sull’operato di Crocetta. Mi venga a dire che cosa ha fatto in questi due anni e più di governo, che cosa hanno fatto i suoi 37 assessori, qual è la strategia per il futuro di questo governo. Siccome lo boccio da un punto di vista della capacità politica, di programmazione, per la visione che ha sul futuro della Sicilia credo che questa esperienza sarebbe meglio accantonarla o comunque chiuderla e guardare al futuro”.
Quindi Ncd cosa come intende agire?
“La posizione è stata sempre chiara: abbiamo fatto l’opposizione, abbiamo detto che Crocetta smontava tutto, ma per non rimontare niente. E’ l’emblema credo che sia il progetto sulle Province. Aveva detto che le avrebbe demolite? Le ha demolite, ma non ci sembra che abbia ancora messo il primo mattone per costruirle. L’articolo 1 del Disegno di Legge proposta all’Ars è stato bocciato dalla sua stessa maggioranza prima ancora di cominciare il percorso. Applichiamo in Sicilia la Legge Delrio, non facciamoci vanto della nostra specificità territoriale, ma adottiamo un sistema che in altre aree del Paese è stato adottato e sta funzionando”
Ma a proposito di territorio dopo la chiusura della Palermo-Catania…
“Guardate, quello è il simbolo di una Sicilia che è a pezzi. Di una Sicilia che non riesce a guardare al futuro e a mettere in piedi un progetto per il futuro. Non si vede quale debba essere il futuro della Sicilia con questo Governo”
E se dovessero chiedere a Giovanni La Via un passo verso la candidatura alla presidenza della Regione, che farebbe?
“Oggi non è il momento di parlare di candidati, oggi è il momento di vedere qual è il progetto che si fa per il futuro della Sicilia”
E quello di Ncd da queste parti con chi prevede che sia?
“Ncd vuole partecipare e in realtà penso che tutta un’area di Centro vuole partecipare ad un progetto credibile per il futuro della Sicilia. Ecco non si può individuare prima il conducente della macchina e poi attorno a lui aggregare come qualcuno sta cercando di fare perché così il progetto non si costruisce. Il progetto lo costruisci azzerando tutto, cercando le disponibilità alla collaborazione, a fare uno schieramento ampio che possa governare perché c’è bisogno poi di una maggioranza per farlo, anche all’Ars. Dopodiché si cerca nell’ambito di tutti coloro che si sono allineati nel progetto quello che è il miglior ‘driver’ che possa condurlo”
Sembra facile, ma sappiamo che non è così…
“Per individuarlo sono buone tutte le forme democratiche di confronto. Lo potranno scegliere anche i siciliani con un confronto, con le primarie, con tutti gli strumenti che oggi sono disponibili. Ribadisco, o nomi inibiscono l’aggregazione, bisogna parlare invece prima dei confini dell’aggregazione”.
Per Ncd in Sicilia è immaginabile un percorso analogo a quello del sostegno al governo di Renzi?
“Che si possa parlare qui di un governo di ‘salute pubblica’ o di ‘grandi alleanze’, superando gli schieramenti tra destra e sinistra, credo che sia una cosa di buon senso. Credo che ci si debba muovere in questa direzione facendo un’alleanza ampia per governare dare una legislatura piena a chi sarà chiamato a governare per fare le riforme necessarie, ma soprattutto per rimettere la macchina e il locomotore sul binario. Oggi purtroppo siamo fermi, siamo fuori dal binario. Dobbiamo creare le condizioni perché ci siano prospettive diverse anche per le imprese. La nuova occupazione non la faremo con il reddito di cittadinanza, ma con le imprese che devono assumere, ma per assumere devono avere le condizioni per potere crescere”.
Il reddito di cittadinanza è uno cavalli di battaglia del Movimento Cinque Stelle che secondo i sondaggi va verso la conquista di territori importanti, chissà anche Palazzo D’Orleans…
“Una cosa è abbastanza chiara. Oggi parlare in Sicilia, in una terra nella quale il livello di disoccupazione è ancora estremamente alto, di reddito di cittadinanza è sostanzialmente populismo. Perché insostenibile poi dal punto di vista economico”.
Ci spieghi meglio…
“Guardare in avanti con il reddito di cittadinanza vuol dire riproporre ciò che è stato fatto in passato dando un sostegno attraverso i lavori socialmente utili o l’articolo 23 e quindi ad un precariato che la nostra terra non è più in grado di sostenere con le risorse pubbliche. Noi il lavoro, le occasioni di lavoro le dobbiamo trovare nel privato e non possiamo pensare di mantenerle sempre con risorse pubbliche che non ci sono. Oggi il sistema regionale pubblico ha più spese di quelle che sono le entrate. Bisogna rivedere il quadro delle spese garantendo anche ai soggetti più deboli un sostegno economico adeguato, ma non può pensare ad innalzare l’indebitamento perché non ci sono le condizioni per farlo”.
E sul Movimento 5 Stelle?
“Beh, deve dire ogni azione anche populista che vuole fare come intende sostenerla in termini di risorse perché non è tagliando qualche indennità che si arriva all’obiettivo. Il reddito di cittadinanza, ad esempio, ha un fabbisogno economico importante, dobbiamo capire da dove vogliono prendere le risorse per farlo. Ognuno si assuma la responsabilità delle proposte che fa, le metta di fronte alla cittadinanza e ci confronteremo su quelle che sono le opportunità per il futuro della Sicilia”.
Lei è stato assessore regionale all’Agricoltura che idea si è fatto di quel settore in questo governo?
“Credo non ci sia capacità programmatoria. Le uniche risorse delle quali può fruire l’assessorato per il sistema agricolo sono quelle europee. Ancora oggi si stanno utilizzando i fondi 2007-2013 e sulla nuova programmazione 2014-2020 non c’è un programma operativo approvato. La politica non ne ha discusso sul territorio e non si è sufficientemente confrontata e non mi sembra che ci sia una strategia. Sinceramente, è difficile che la possano fare avvocati che obiettivamente hanno una certa difficoltà a distinguere una zucchina da un cetriolo. C’è bisogno di una partecipazione diversa della politica e di programmazione che è il vero atto che la politica deve fare.
Onestamente la politica siciliana è sempre stata e lo è sempre più attenta all’attuazione dei programmi cercando di fare economia di basso profilo o di seguire politiche di respiro molto corto e non guarda alla programmazione e all’uso dei fondi strutturali. Abbiamo ancora due miliardi di euro che non hanno destinazione e che ovviamente alla fine di quest’anno saluteremo”.