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Catania, prestiti usurai ed estorsioni:ecco come ‘taglieggiavano’ la vittima

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E’ iniziata dalla denuncia di un tabaccaio dei paesi dell’Etna l’indagine che oggi ha portato all’arresto di otto persone accusate a vario titolo di usura ed estorsione, con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni dell’associazione mafiosa.

Nell’ambito dell’operazione Dirty Money sono finiti in manette: Fabio Cantone di 28 anni, Francesco Di Modica 33 anni, Salvatore Maurizio Buzza di 51, Carmelo Scuderi di 54, Salvatore Tiralongo di 40, arrestato a Pavia, Avdyl Cucka di 50, Antonio Varisco di 50 e Provvidenti Angelo di 72 anni.

In particolare, secondo le indagini della polizia coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania, il titolare della tabaccheria era vittima di usura da oltre 15 anni e le investigazioni di tipo tecnico hanno permesso di appurare 5 distinti episodi di prestiti usurari con richieste di restituzione delle somme con tassi di interesse fino al 120 per cento annuo.

Ad alcuni degli arrestati sono stati contestati tre distinti episodi estorsivi, in cui gli autori, avrebbero fatto leva sulla propria influenza “derivante dalla contiguità alla cosca Santapaola – Ercolano”, presentandosi alla vittima come intermediari, lo avrebbero sollecitato a pagare il debito residuo nei confronti degli usurai.

In particolare, secondo gli investigatori, Antonino Varisco avendo saputo che la vittima aveva subito numerose rapine, si sarebbe presentava come cosiddetto “amico buono” e avrebbe prospettato che se non avesse versato somme di danaro alle organizzazioni mafiose del territorio, non avrebbe potuto beneficiare della loro protezione e dunque la sua attività commerciale avrebbe continuato a subire rapine. Ogni mese l’esercente avrebbe pagato 500 euro in contanti o con ricariche postepay.

Altri due tentativi di estorsione aggravata sono stati contestati a Salvatore Maurizio Buzza e Salvatore Tiralongo, genero del più noto pregiudicato Piero Puglisi, quest’ultimo detenuto all’ergastolo, già appartenente al disarticolato clan “Malpassotu”, transitato tra le fila dell’organizzazione Santapaola – Ercolano.

Secondo gli inquirenti, i due per ottenere la restituzione del capitale e degli interessi usurai, avrebbero minacciato la vittima, “in particolare alludendo alla riferibilità del credito usurario ad organizzazioni mafiose ed alle ritorsioni che gli esponenti di tali organizzazioni avrebbero potuto adottare ai suoi danni in caso del mancato pagamento delle rate scadute, in ragione dell’indisponibilità di tali somme per le esigenze del clan, quali il sostentamento dei detenuti e delle loro famiglie, compivano atti idonei a costringere l’esercente a versare rispettivamente le somme di 20.600 euro e di 4.350 euro ad estinzione dei rispettivi debiti”.


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