In Sicilia non c’è pace. E’ crisi sempre più nera. La Coop chiude sei supermercati e il Carrefour, l’altro gigante della grande distribuzione ne chiude altri venti, più il deposito palermitano di Carini.
Coop Sicilia ha comunicato ai sindacati che a fine 2015 spegnerà le luci dei punti vendita di Pachino, Avola, Mazara del Vallo, Pozzallo e Scicli. Perché “il fatturato raggiunto – spiega la società – è inferiore alle attese e agli investimenti effettuati, a causa dell’attuale congiuntura globale sfavorevole, con perdite nel 2014 elevatissime“.
I 43 lavoratori saranno trasferiti nei punti vendita che non lamentano esuberi di personale (per fortuna siciliani).
A sorpresa, anche Carrefour Italia, che aveva trovato un’intesa con i sindacati a giugno scorso ed evitato licenziamenti, ora ha deciso di cedere la gestione diretta del suo marchio, nei punti di Palermo e Trapani alla Cds: una società del gruppo Romano di Caltanissetta che oggi gestisce i negozi Carrefour market ed Express in diverse province siciliane.
Dal 2010, aveva dichiarato Carrefour Italia, in Sicilia “il numero di clienti è fortemente diminuito con una perdita di 1,4 milioni di clienti e una flessione del 21 per cento”.
Numeri impietosi in tutto il Mezzogiorno, dove l’anno scorso il gruppo distributivo sembra abbia perso 112 milioni. Ma un fatto è certo: da tempo, la Gdo sta applicando una politica di rientro dal Sud per favorire le regioni più ricche del Nord.
Nel 2014 l’azienda ha completamente spento le luci in Puglia, ridotto a 20 i negozi in Calabria, a 2 in Basilicata e 65 in Sicilia. Un’isola già affamata di lavoro e crescita, lasciata ai margini di una strategia nazionale di sviluppo. Un territorio in forte sofferenza, dove più della metà dei siciliani – secondo i dati elaborati ad agosto dal centro studi di Confindustria – sono già a rischio di povertà ed esclusione sociale, con una soglia così alta da toccare il 55,3%. Una percentuale da capogiro, che corrisponde alla “povertà” più alta d’Europa.