Non una tragedia ma un vero e proprio omicidio plurimo volontario. i migranti morti sul barcone sarebbero stati presi a cali in testa prima di morire, per lo più soffocanti, nelle stive dove erano stati reclusi.
E’ questa l’ipotesi su cui indaga la procura di catania all’indomani dell’arrivo nel porto etneo delle 49 salme e degli oltre 300 supersititi della tragedia di ferragosto.
“Le indagini sono iniziate nell’immediatezza – dice il procuratore facente funzioni a Catania Michelangelo Patanè – non appena la nave norvegese è giunta in porto. Alcuni dei superstiti hanno indicato chi era il comandante dell’imbarcazione e i membri dell’equipaggio e soprattutto hanno detto chi erano le persone che impedivano a quei poveri disgraziati che erano nella stiva di uscire per respirare’”.
Sono, così, 8 gli arresti scattati a carico di altrettanti ‘scafisti’ accusati di omicidio volontario per la morte dei 49 immigrati nella stiva del barcone soccorso a Ferragosto.
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“Molti hanno tentato di uscire per prendere aria ma sono stati respinti a calci, colpi di cinghia ed altri oggetti e pedate in testa”. Per questo viene contestato l’omicidio volontario plurimo e non colposo
In manette sono finiti Ayooub Harboob vent’anni e che si dice essere marocchino, Tarek Jomaa Laamami, 19 anni che si dice libico, ASSAYD Mohamed Assayd, 18 anni libico anche lui), Alì Farah Ahmad, 18 anni, J. M. 17 anni che sostiene di essere siriano; Mustapha Saaid 23 anni marocchino), Isham Beddat 30 anni marocchino), Abd Arahman Al Monssif, 18 anni libico. Tutti sono stati riconosciuti quali componenti dell’equipaggio del barcone salpato dalle coste libiche con a bordo 362 migranti provenienti dall’area sub-sahariana e mediorientale.