Il governo Crocetta resterà in piedi per altri due anni portando a compimento la legislatura. Gufi e gufetti, manovratori occulti,. renziani del Pd e calcoli Udc, accordi con Ncd e proteste a 5 stelle non saranno sufficienti a raggiungere l’obiettivo delle elezioni anticipate in aprile tanto care a Davide Faraone e delle quali sembrava essersi convinto anche il Premier Matteo Renzi. La spina nel fianco Rosario Crocetta resterà in piedi.
A garantire la sopravvivenza al governo, per assurdo, saranno proprio i guai di bilancio e la strategia, ormai disegnata, per creare una situazione di continua emergenza in modo da non consentire quel minino tre mesi di stop necessari ad indire nuove elezioni.
La situazione è apparsa chiara ieri seguendo le due conferenze stampa incrociate del Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e del presidente della Regione Rosario Crocetta. Lo ha detto come un auspicio, Ardizzone, parlando da uomo delle Istituzioni: “Ho prenotato lo spazio per 5 ventagli a casa”. Lo ha detto dopo aver ricevuto il terzo dono della legislatura da parte dei cronisti Parlamentari, appunto un ventaglio, che ogni anni viene donato al Presidente dell’Ars.
E a parte la voglia di restare che anima tutti i Parlamentari, il motivo per cui non si potrà andare ad elezioni in aprile è apparso abbastanza chiaro.
L’aula riaprirà il 2 settembre per interrogazioni e interpellanze ma l’attività legislativa riprenderà soltanto dopo il 15 settembre. Il primo impegno concreto sarà quello di un assestamento di bilancio già previsto ed inevitabile per condurre le disastrate finanze regionali fino alla fine dell’anno. L’assestamento impegnerà gli uffici dell’assessorato bilancio, poi le commissioni, quindi l’aula. E’ ipotizzabile che da metà settembre a metà ottobre il tempo trascorra così.
In teoria nella prima settimana di ottobre dovrebbe arrivare il nuovo bilancio di previsione 2016 ma dovendo curare l’assestamento gli uffici forse si presenteranno in giunta con un documento alla fine di ottobre ed è probabile che, come già avvenuto lo scorso anno, il bilancio non arrivi se non con grande ritardo.
Certo non potrà arrivare a dicembre inoltrato come l’anno scorso visto che Roma ha impugnato il bilancio triennale e dunque non c’è una base per l’esercizio provvisorio, ma è prevedibile che il bilancio di previsione lo si veda ai primi di dicembre.
L’esercizio provvisorio, poi, appare già adesso quasi inevitabile non solo per i ritardi di via Notarbartolo ma anche perché le entrate regionali per essere certe devono attendere la chiusura della manovra nazionale che, a sua volta, attende Bruxelles per alcuni parametri e non arriverà prima di fine dicembre.
I conti sono presto fatti: Palermo chiederà tempo non avendo certezza di entrate da Roma e incolperà il governo nazionale dei propri ritardi, poi si andrà all’esercizio provvisorio e non si potrà far cadere il governo durante la sessione di bilancio (i deputati saranno felici di questa motivazione di responsabilità da brandire con uno scudo) che si protrarrà fino all’ultimo momento utile ovvero la notte fra il 30 aprile e il 1 maggio.
A quel punto il turno elettorale di primavera sarà più che saltato e ci saranno da affrontare le emergenze dell’estate. Insomma tutto di nuovo esattamente come oggi con un probabile assalto alla diligenza fra fine maggio e inizi di giugno. Poi ancora parifiche che saltano, riforme da fare e così via.
Un copione già visto che si ripeterà anche nel 2016 quando, peraltro, si parte con difficoltà maggiori rispetto al 2015. L’assessore Baccei (che voleva andare via ma per il momento resta avendo risposto ‘obbedisco’ ai suoi danti causa) dovrà predisporre anche il documento di previsione 2016 e il triennale fino al 2018 suo malgrado. Il bilancio 2016, infatti, parte da quota -170 milioni. Si tratta della prima di 30 rate annuali di residui attivi cancellati per circa 5 miliardi di euro.
Prima ancora di cominciare, dunque, Baccei dovrà fare in conti con 250 milioni di trasferimenti avuti quest’anno ma che non saranno replicati il prossimo e 170 milioni in meno in bilancio per la cancellazione dei residui attivi oltre alle rate di tutti i mutui. Ancora una volta il bilancio sarà interamente nelle mani delle menti economiche romane. Mai come in questi anni la Sicilia si è consegnata ‘mani e piedi’ alla politica ed alla burocrazia capitolina.
L’unica strategia possibile, dunque, per chi volesse andare al voto, resta quella di votare in ottobre, come si fece per scalzare Lombardo e mettere in sella Crocetta. Ma per farlo occorrerà qualcosa di più di una manovra politica e soprattutto bisognerà, prima, chiudere un bilancio, a maggio, che resista per tutto l’anno senza assestamenti, arrangiamenti, aggiustamenti in corsa e così via. Ma a quel punto resterà solo un anno di legislatura…