Addio definitivo, stavolta davvero, alle nove province, abrogate con una norma di facciata due anni e mezzo fa e da allora ‘occupate’, attraverso i commissari straordinari, dalla regione siciliana
L’Assemblea regionale siciliana, con appena 36 voti favorevoli, ma anche con 11 contrari e 6 astenuti, ha approvato il disegno di legge di
riforma. Una accelerazione improvvisa ed imprevedibile visto che il provvedimento aveva subito una battuta d’arresto appena tre giorni fa con una spaccatura che sembrava destinata a fare naufragare la norma per l’ennesima volta.
Vengono, così, istituiti sei Liberi consorzi che corrispondono territorialmente ad altrettante ex province e più specificamente Agrigento, Ragusa, Siracusa, Enna, Caltanissetta e Trapani. A fianco dei Consorzi nascono tre Città metropolitane ovvero Palermo, Catania e Messina. Viene, però, sconfitto il così detto partito dei sindaci. Anche nelle città metropolitane, infatti, bisognerà svolgere elezioni di secondo livello alle quali prenderanno parte sindaci e consigli comunali, per scegliere la guida della nuova struttura complessa. La modifica proposta alla norma prevedeva, invece, che il sindaco del capoluogo divenisse automaticamente sindaco della città metropolitana, Eventualità che è stata bocciata.
Per essere eletti alla guida delle strutture di area vasta bisognerà, comunque, avere almeno 18 mesi di mandato residuo nelle proprie posizioni di provenienza, cosa questa che tende ad escludere, al primo giro, che le città metropolitane possano essere guidate, ad esempio, da Orlando e Bianco
I 47 articoli che compongono la legge erano stati approvati già ieri sera mentre oggi pomeriggio è arrivato il voto finale.
Fra le norme di primaria importanza l’articolo salva partecipate che impone ai Libero Consorzi di utilizzare, per i servizi alla popolazione, prioritariamente le partecipate esistenti. per il personale, poi, i liberi Consorzi avranno sei mesi di tempo per definire le piante organiche che saranno adottate con decreto del presidente della Regione. esiste, dunque, il rischio concreto di personale pubblico in esubero che potrebbe andare in mobilità.
Infine i comuni che non vogliano restare nel Libero consorzio nel quale si trovano avranno sei mesi di tempo per riunirsi e dar vita ad ulteriori consorzi purché abbiano continuità territoriale e una popolazione complessiva non inferiore a 180 mila abitanti.
Plaudono all’approvazione della norma salva partecipate i sindacati di Palermo Energia, in particolare Fabrizio Scarpinato, Gioacchino Cimò e Francesco Librera del sindacato autonomo Asia, il più rappresentativo a livello aziendale secondo i quali “con l’articolo 40 comma due si salvano le partecipate e si sbloccano gli stipendi per il personale che fino ad oggi è stato considerato di serie B”.
Prudente, invece, il commento della Cgil che più in generale con Enzo Abbinanti parla di lavoratori che tirano un sospiro di sollievo anche se non tutti i problemi sono superati “a partire dalle problematiche finanziarie e dalla salvaguardia occupazionale e stipendiale”. ”Ora si pensi a rendere più efficienti i servizi alla comunità nel territorio, mettendo all’ordine del giorno il confronto con le forze sociali – commentano, invece, dalla Cisl – non appena, dopo la pausa estiva, gli organi di amministrazione si saranno insediati”.
Sul fronte politico parlano, invece, di occasione mancata i 5 stelle “La maggioranza – dicono – ha scelto la via più breve, seguendo il dettato della legge Delrio che di fatto ripristina quasi in toto l’istituto delle Province”.