Il 13 ottobre 2015 entra nella storia d’Italia. Sarà ricordata come la data della ‘fine’ del bicameralismo perfetto nel bel paese e con esso come la fine della Repubblica Italiana nella forma in cui la concepirono i padri costituenti.
Lo sforzo fatto ormai quasi 70 anni fa quando la Costituzione italiana venne scritta (per entrare poi in vigore il 1 gennaio del 1948) per arginare qualsiasi tentativo di restaurazione autoritaria, è stato vanificato-. Si tratta di un rischio, quello della deriva autoritaria fino alla dittatura, che non è più sentito come reale dall’opinione pubblica che invece non tollera i compensi dei parlamentari ed il loro elevato numero.
Dunque non ci sarà più il pletorico Senato composti da 315 eletti dal popolo più i senatori a vita (ex presidenti della Repubblica e nominati per meriti eccelsi proprio dal Presidente) . Il nuovo senato sarà composto da 100 senatori ma non si tratterà di persone scelte dagli italiani.
Il senato delle Regioni avrà 95 senatori eletti fra sindaci e consigli regionali. A fare la parte del leone sarà la Lombardia con 14 senatori, poi ci saranno Piemonte e Sicilia con 7 senatori ciascuno e via via a scendere.
In Sicilia 6 senatori saranno celti fra gli eletti all’Ars (che dalla prossima legislatura saranno 70, non più 90 e 6 di questi faranno anche i senatori) più uno scelto fra i sindaci (carica di senatore che si contenderanno, presumibilmente, i sindaci delle tre città metropolitane). Le modalità di elezione dovranno essere stabilite con una successiva legge che verrà predisposta dopo che la grande riforma costituzionale sarà passata indenne dal probabile scoglio referendario.
L’approvazione della Riforma Costituzionale è un successo per Renzi e per il Pd che, di fatto, avvicina le elezioni anticipate. la motivazione ufficiale sarà quella di dare immediata applicazione alla Riforma non appena i passaggi successivi saranno consumati, ma la motivazione reale sarà quella di cavalcare l’onda di questo successo prima che svanisca.
Dunque test elettorale a Roma, Milano, Torino e Napoli probabilmente fra maggio e giugno. Nel frattempo il tempo necessario a completare il percorso della Riforma, poi elezioni anticipate a fine 2016.
Se il percorso sarà questo la Sicilia, unica rimasta in piedi dopo i test, potrebbe andare ad elezioni contemporanee alle politiche. un percorso che si conferma così come ricostruito subito dopo le dimissioni di Marino a Roma.
Bisognerà fare i conti con Crocetta e soprattutto non dovrà accadere nulla d’ora in avanti per poter far durare un altro anno il governo regionale