Non problemi tecnici, ma il sabotaggio del cavo che avrebbe dovuto consentire la corretta trasmissione delle lezioni di Medicina da un’aula all’altra. Dopo la notizia di nuovi disagi ieri per le lezioni in streaming dovute a una trasmissione non soddisfacente del segnale (appena potenziato da una squadra di tecnici), l’Ateneo ha fatto un nuovo accertamento e ha scoperto un cavo danneggiato, con ogni probabilità dolosamente.
“Un episodio che vogliamo sia chiarito fino in fondo – dice il rettore Roberto Lagalla – per capire se c’è qualcuno che soffia sul fuoco di una situazione che è in via di risoluzione, e per la quale abbiamo messo in campo ogni risorsa, umana, logistica e organizzativa. Dopo i necessari accertamenti, se confermati i sospetti sporgeremo denuncia contro ignoti”.
Si tratta, comunque, degli ultimi giorni di trasmissione streaming per uno dei cinque “canali” didattici in cui sono stati suddivisi i 1.200 studenti di Medicina di secondo anno. Un contingente di studenti che si è quadruplicato dopo i ricorsi dello scorso anno sui test nazionali. Domani, infatti, entreranno in servizio i nuovi docenti per i corsi di Anatomia e di Fisiologia, quelli di questo primo modulo didattico, e si dirà addio alla trasmissione in streaming. Per le lezioni di Anatomia gli studenti avranno un docente per aula; per quelli di Fisiologia tre delle cinque aule saranno collegate in videoconferenza (non in streaming): si tratta di tre aule cablate dello stesso complesso didattico, una soprastante l’altra, dove il docente è a disposizione sia all’inizio che alla fine delle lezioni e dove i maxischermi e la qualità del segnale di trasmissione sono stati giudicati ampiamente soddisfacenti dai ragazzi.
Intanto oggi si inaugura l’Aula Turchetti, chiusa da molti anni, dopo una radicale ristrutturazione. L’aula, con 319 posti e impianti d’avanguardia, accoglierà gli studenti già da domani. Aldo Turchetti fu un importante professore di Medicina: all’Università di Palermo dal 1954 al 1968, prima docente di Patologia medica e poi di Clinica medica. Capostipite di una scuola che annovera decine e decine di allievi poi diventati prestigiosi medici, gli si deve una produzione scientifica che interessa vari campi della patologia e della clinica, con particolare riguardo all’emodinamica e alle cardiopatie, nonché lavori sulle malattie infettive tra cui risaltano quelli sulla virus-epatite.
E’ stata l’aula dove hanno prima studiato e poi insegnato il rettore Roberto Lagalla, il presidente della Scuola di Medicina Francesco Vitale, il direttore del Dipartimento Biomedico di Medicina Interna e Specialistica Antonio Craxi, e il direttore generale dell’azienda Policlinico Renato Li Donni che hanno presenziato stamani, alla cerimonia inaugurale della ristrutturata Aula “Aldo Turchetti” nel corpo attiguo la Clinica medica del Policlinico.
“Oggi per il Policlinico è una giornata importante – ha detto il presidente della Scuola di Medicina Francesco Vitale, che recentemente ha ottenuto il nulla osta dei Vigili del fuoco – sia dal punto di vista storico, sia pratico perché ci consentirà di dare risposte concrete alle esigenze degli studenti”.
L’aula “Turchetti”, come ha ricordato il professore Luigi Pagliaro che è stato un allievo di Aldo Turchetti, è la più grande del Policlinico e fino agli anni 60/70 era capace i ospitare fino a 500 studenti sia per le lezioni, sia per le grandi assemblee studentesche.
“Ricordo quando nel 1973 entrai per la prima volta per seguire in quest’aula le lezioni di Chimica del prof. Giulio Cantoro – ha detto il rettore – adesso può diventare un punto di riferimento importante per tutta la Scuola di Medicina e la città”.
La nuova aula già da domani, mercoledì 14 ottobre, ospiterà parte degli studenti del secondo anno del corso di Medicina che così vedranno abolite le lezioni in streaming, come disposto dal rettore Roberto Lagalla nei giorni scorsi.
L’occasione dell’inaugurazione dell’aula si è prestata anche per consentire un saluto alla Comunità accademica di Medicina da parte di Lagalla che dal prossimo 1° novembre tornerà a fare il docente. “In questi sette anni di rettorato – ha aggiunto – ho sempre rispettato le Istituzioni, spendendomi per il conseguimento del bene comune. Sono stati anni importanti e belli aldilà delle delle amarezze, ma ricchi per i rapporti umani che ho intessuto, per i progetti realizzati e per il lavoro profuso”.